1/20/2009

L'EMBRIONE E IL FETO PRIMITIVO NON POSSONO ESSERE CONSIDERATI PERSONE NE' AVERE DIRITTI.

In primo luogo, nella tradizione filosofica e giuridica occidentale, persona indica una entità provvista di un minimo di coscienza e di volontà naturale(anche se ritenuta non valida sul piano del diritto, come ad esempio quella del neonato o del demente interdetto), onde la sua possibilità di essere titolare di bisogni e di interessi che l'ordinamento giuridico può prendere in considerazione attribuendole diritti soggettivi. Poiché l'embrione e il feto primitivo non hanno alcuna forma di coscienza, né di presenza psichica, perché mancano loro le stesse basi neurobiologiche della psichicità, essi non sono, per loro intrinseca natura, entità portatrici di bisogni e di interessi che un ordinamento possa trasformare in diritti. Non è possibile che l'embrione abbia volontà di nascere o di vivere, perché non essendo ancora emerso come essere cosciente non può avere alcuna forma di volontà, né verso la vita, né verso altro. Né è pertinente il pargone con la situazione della persona in coma o in stato vegetativo permanente, prima di tutto perché le persone che si trovano in questo stato non hanno comunque perso ogni attività dell'encefalo, anzi nel caso dei pazienti in coma, non pochi di loro vivono esperienze oniriche intense, secondo, perchè nella persona in coma si tutela il diritto alla vita che essa ha acquistato in maniera definitiva ed irrevocabile con la nascita. Inoltre, la persona in coma o in stato vegetativo è provvista di tutte le funzioni organiche e vitali di base presenti nella persona in stato vigile, mentre nell'embrione e nel feto primitivo non è costituito interamente neppure il corpo con le sue funzioni meramente organiche.
In secondo luogo, ammesso e non concesso che l'embrione sia una persona, a nessuna persona la legge attribuirebbe il diritto a vivere del e nel corpo altrui, per cui non si vede per quale motivo l'embrione e il feto debbano godere di questo privilegio, vedendosi attribuito il potere di occupare il corpo della donna,contro la volontà di lei, e di restarvi finchè non si siano trasformati in esseri umani completi e pronti per la vita extrauterina. Infatti, in tutti gli ordinamenti, in materia di donazione di organi o di sangue, il principio della tutela della vita umana viene, giustamente, sacrificato al principio che ogni persona ha diritto ad essere il solo a disporre del proprio corpo e delle sue sostanze vitali. Non esistono leggi che obblighino i familiari compatibili a donare il proprio midollo o il proprio sangue o un proprio rene per salvare la vita di un congiunto, neppure se questi, in assenza della donazione, andasse incontro a morte certa. Dunque quello che non viene assicurato alla persona umana completamente costituita e nata, facente parte a pieno titolo della nostra società, verrebbe concesso ad un embrione, ad una persona fittizia, che esiste solo per finzione etico-ideologica? Il nostro ordinamento, dunque, riconosce che la donazione del proprio corpo o di una sua parte per permettere la vita di un altro deve essere un atto spontaneo, assolutamente non coercibile. Lo stesso principio vale anche per la continuazione della gravidanza, non costituisce, infatti, una differenza rilevante, il fatto che quando si parla di gravidanza ci si trova di fronte ad un evento compiuto(magari grazie all'intervento di uno stupro o di un abuso sessuale), mentre per effettuare la donazione d'organo o di sangue è necessario l'intervento di una specifica attività umana: in entrambi i casi si tratta comunque di prestare il proprio corpo o una parte di esso al fine di permettere la continuazione della vita di un'altra entità umana. Né si può eccepire che la gravidanza sarebbe un fatto naturale, in quanto rientra nel diritto della persona alla salute e alla integrità fisica il potersi sottrarre, con tutti i mezzi disponibili alla tecnica medica, a condizioni che pur essendo naturali e fisiologiche ledono gravemente il benessere della persona e sono avvertite dal soggetto che le vive come altamente ego-distoniche.

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